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PORRE UN FRENO AL LAVORO PRECARIO

Il Parlamento europeo ha adottato giovedì una risoluzione che invita la Commissione europea e gli Stati membri a combattere il lavoro precario e l’uso abusivo dei contratti di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico e privato dell’UE. La risoluzione segue una serie di petizioni ricevute dal Parlamento che hanno segnalato contratti e accordi di lavoro illegali, presunti e sleali, provenienti da tutta l’UE. Necessità di maggiori ispezioni - Gli Stati membri devono contrastare le forme di lavoro precario, come i cosiddetti contratti a “zero ore”, e garantire che il precedente stabilito dalla Corte di giustizia dell’UE (rispetto a un caso italiano) in materia di diritto del lavoro sia rispettato in modo coerente. Un contratto “a zero ore” è un accordo di lavoro che non prevede un numero minimo di ore di lavoro garantite.
 
Le ispezioni sul posto di lavoro sono inoltre necessarie affinché i lavoratori soggetti a contratti temporanei o flessibili possano beneficiare almeno della stessa protezione degli altri lavoratori. L’interpretazione della Corte UE che ribadisce come i contratti a tempo determinato ripetuti dovrebbero essere tramutati in contratti a tempo indeterminato, deve essere adeguatamente rispettata da tutti i Paesi UE e coerentemente inserita nei rispettivi quadri giuridici.

La risoluzione inoltre: invita la Commissione e gli Stati membri UE a garantire piena parità di retribuzione per lo stesso lavoro; sottolinea che la direttiva UE sull’orario di lavoro deve essere applicata ai lavoratori con contratti a “zero ore”, in modo che siano coperti dalle norme sui periodi minimi di riposo e sui periodi massimi di lavoro; invita gli Stati membri a migliorare gli standard occupazionali dei lavori non convenzionali, fornendo almeno una serie di standard minimi per la protezione sociale, livelli di salario minimo e accesso alla formazione; denuncia il rinnovo dei contratti a tempo determinato al fine di coprire esigenze non temporanee ma fisse e permanenti; insiste che i Paesi UE debbano valutare la legislazione sul lavoro precario considerando il suo impatto di genere, in quanto le donne costituiscono un gruppo che continuerà a essere colpito in modo eccessivo dal fenomeno.
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