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La grande sfida dopo la pandemia: ripartire dalle donne

Durante una crisi, molto spesso, i primi diritti ad essere messi in discussione sono quelli dei più deboli, o, meglio, di chi vive già in una posizione svantaggiata. Se la pandemia, infatti, ha stravolto la vita di ciascuno di noi, è evidente che ci sono delle categorie di persone che hanno pagato un prezzo più caro rispetto alle altre. Le donne, in particolare, si sono trovate a gestire la crisi contemporaneamente su più fronti, a partire da quello familiare, economico, sociale e sanitario.

Specialmente in Italia, dove le disparità di genere, soprattutto nel mondo del lavoro, erano già notevoli prima dell’emergenza sanitaria, l’impatto del Covid è stato devastante: i dati Istat rivelano che in tutto il 2020, rispetto ai 444mila occupati in meno registrati nel nostro Paese, oltre il 70% è composto da donne.

Un dato allarmante, che si somma ai contratti precari, ai salari sempre più scarsi, a un carico di lavoro maggiore in termini di cura della casa e della famiglia e, in generale, a un forte grado di instabilità e insicurezza, che porta spesso molte donne a dover rinunciare alla propria carriera.

A livello europeo, grazie a uno studio condotto dalla Commissione FEMM (“Il Covid-19 e il suo impatto economico sulle donne e sulla povertà femminile”, che puoi scaricare direttamente qui), è emerso come la crisi economica scatenata dalla pandemia abbia colpito le donne in maniera diversa rispetto agli uomini, andando a minare molti degli sforzi compiuti fino ad oggi per ridurre le disuguaglianze di genere.

Uno studio che, attraverso l’analisi dell’impatto della crisi Covid-19 su un campione rappresentativo di cinque Stati membri (Italia, Francia, Germania, Polonia e Svezia), si pone l’obiettivo di individuare alcune raccomandazioni politiche per non vanificare i passi avanti compiuti in materia di parità di genere, minacciati dagli effetti negativi a breve termine delle misure attuate per contenere la crisi sanitaria.

Ma se in Italia, con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa, si stima che una donna su tre rimane esclusa dalla forza lavoro (e di queste, in una fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni, solo il 41,7% è occupato a tempo pieno), in altri Paesi come Francia, Germania, Polonia e Svezia la situazione tende a migliorare. Infatti, soprattutto nei primi tre Paesi, si osserva come le donne non abbiano subìto un aumento così sproporzionato della disoccupazione rispetto agli uomini.

Emergono poi, soprattutto in Italia e in Polonia, una serie di problemi legati alla scarsa distribuzione delle strutture pubbliche adibite all’assistenza all’infanzia, un fattore che rende le donne sempre più esposte al licenziamento e che, allo stesso tempo, alimenta il divario di genere, che si riflette nella mancata ridistribuzione dei compiti domestici e dell’assistenza familiare, compiti che, nella maggior parte, gravano sulle spalle delle donne.

Per tutti questi motivi, oggi più che mai, è indispensabile investire nel welfare di prossimità e in un ampio piano per la realizzazione di tutte le strutture sociali che mancano.

Un tema che invece, purtroppo, accomuna tutti e cinque i Paesi presi in considerazione è l’aumento degli episodi di violenza contro le donne. Lo scorso anno, in Italia, il Paese più colpito da questa piaga, le chiamate ricevute dalla linea di assistenza 1522 antiviolenza e staliking sono aumentate del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un picco del 120% raggiunto a giugno 2020. In Francia del 30%, in Svezia del 10%, ma anche in Germania e Polonia si è registrato un aumento dei casi delle vittime di violenza durante la pandemia.

È appurato ormai che la maggior parte delle violenze avviene all’interno delle mura domestiche. Per questo il lockdown, necessario per contenere la diffusione dell’epidemia, ha trasformato la casa in una trappola e si è rivelato fatale per tutte quelle donne che erano già terrorizzate dall’idea di chiedere aiuto o rivolgersi ai servizi di assistenza. È stato come aggiungere un’ampia dose di isolamento a un isolamento, di fatto, preesistente.

Per fronteggiare questa impennata dei casi di violenze, le istituzioni si sono attrezzate con interventi mirati di contrasto e prevenzione, per garantire un pieno sostegno a tutte le donne vittime di violenze.

Questa analisi e, in generale, l’aumento delle disuguaglianze di genere a cui stiamo assistendo ci fa capire che la strada da percorrere verso la parità è ancora lunga. Oggi non si tratta soltanto di ripartire dopo la crisi scatenata dalla pandemia, ma di farlo in maniera diversa rispetto al passato, una maniera più equa e inclusiva, perché la battaglia per il superamento delle disparità di genere, in ogni ambito della vita, è una battaglia che riguarda tutti, uomini e donne insieme.

Next Generation Eu e il Piano di Ripresa e Resilienza italiano sono un’occasione straordinaria per ripensare la società, eliminare le disuguaglianze e favorire l’empowerment femminile, oltre che per costruire nuove opportunità di formazione e lavoro per le donne.

Mettiamo le donne al centro della ripresa.

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