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Schede informative

Riprendiamo la rubrica di schede informative sulle attività dell'Unione europea, che sono state molto apprezzate, con riferimenti giuridici ma anche con riferimenti legati al dibattito politico e culturale, relative a temi di grande rilevanza sociale su cui l’Europa sta adottando scelte e scrivendo norme che delineeranno un orizzonte di scelte di standard che l‘ Europa auspica possano diventare di riferimento globale. Se volete ulteriori approfondimenti scrivetemi a: 

ADESIONE dell’UE alla CONVENZIONE di ISTANBUL sulla violenza nei confronti delle donne

È molto importante che l'Unione europea, in quanto Unione, abbia aderito alla Convenzione di Istanbul. La violenza sulle donne, che arriva spesso al femminicidio, è una piaga in tutta la UE.

Purtroppo, non tutti gli Stati Membri hanno inserito questa fattispecie di reato nei propri corpi giuridici e la strada da fare è ancora lunga. Da sempre la lotta alla violenza contro le donne è stata una priorità dell'azione europea, ma sia sul piano giuridico che sulle politiche di intervento sia preventivo che riparativo è ancora molto lunga.

Per questo bisogna cogliere ogni opportunità e ogni occasione per fare qualche passo avanti, su ogni piano: giuridico, culturale, sociale o psicologico.

Donne eu

Un importante framework internazionale è costituito dalla CONVENZIONE del CONSIGLIO d’EUROPA sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e le ragazze, meglio nota come “CONVENZIONE di ISTANBUL” che è entrata in vigore nel 2014 ma ancora non ratificata da tutti i paesi.

Si tratta di uno strumento giuridicamente vincolante, per i Paesi che l'hanno ratificata, che affronta sia la prevenzione che la lotta alla violenza.

Un primo aspetto fondamentale è la definizione della fattispecie di reato, perché senza la identificazione di un reato non si ha la necessaria “tipizzazione” utile a far scattare le pene e le sanzioni più appropriate e severe.

Le misure specifiche per il reato di “violenza contro le donne” non sono solo quelle penali contro i colpevoli del reato, ma anche le misure, da attuarsi ad ogni livello, per la prevenzione (dalle scuole, alle agenzie educative, ai servizi sociali) per il sostegno alle vittime o ai loro discendenti (come gli orfani e i parenti).

La sorte delle Convenzioni internazionali è sempre lunga: occorre che siano firmate e soprattutto ratificate.

La “Convenzione di Istanbul” in Europa ha avuto un processo complesso: l'hanno firmata tutti i paesi ma l’hanno ratificata solo 21 su 27.

Purtroppo, i paesi che mancano sono quelli dove la cultura e il diritto sono più carenti per la dignità della donna e la sua libertà e dove quindi si fatica a riconoscere questa specifica realtà di violenza alle donne, come una violenza specifica non assimilabile alla generale violenza.

Si tratta in particolare di Bulgaria, Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania e Slovacchia. In questa direzione, il Parlamento e la Commissione continueranno ad insistere perché si abbia un cambiamento. Anche Moldavia, Regno Unito e Ucraina hanno proceduto alla ratifica.

Un caso (negativo) è il comportamento della Turchia che, addirittura, si è ritirata dalla Convenzione. Il triste paradosso in questo caso è che la Turchia si ritira da una Convenzione che porta nel titolo il riferimento alla sua maggiore città!!

I contenuti della Convenzione sono noti e, in Italia, molto sostenuti da tante amministrazioni e dalle reti delle Associazioni femminili, molto attive su questo terreno.

Anche l’Unione, non avendo fino ad ora potuto aderire, ha però lavorato molto nel quadro della direttiva e delle sue disposizioni. Ad esempio, nel 2015 la Commissione ha approvato ed avviato una vera e propria ROADMAP, cioè una TABELLA di MARCIA.

Aderire alla Convenzione significa anche entrare in un quadro di cooperazione giudiziaria in materia penale e in un quadro di misure per l’asilo e il non-respingimento.

Ecco perché la decisione del Parlamento europeo di giugno 2022 dà il via libera a due strumenti giuridici, due PROGETTI di DECISIONE, uno relativo alle istituzioni e alla pubblica amministrazione e l'altro in materia di cooperazione giudiziaria nel campo penale, dell'asilo e del non respingimento.

A spiegare questi lunghi anni per arrivare all’attuale passaggio formale è la situazione di posizioni differenti degli Stati Membri.

C'è voluto un parere della Corte di giustizia dell'UE nel 2021 per essere sicuri che il Consiglio Europeo potesse procedere anche senza l'unanimità degli Stati membri alla ratifica della Convenzione.

Positivo dunque questo risultato, che rappresenta un traguardo non facile che era da tempo auspicabile.

Sarebbe stato incredibile che l’UE, emblema dei diritti della donna e della parità di genere, fosse indifferente alla portata di questa Convenzione e ai suoi principi base.

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