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Schede informative

Riprendiamo la rubrica di schede informative sulle attività dell'Unione europea, che sono state molto apprezzate, con riferimenti giuridici ma anche con riferimenti legati al dibattito politico e culturale, relative a temi di grande rilevanza sociale su cui l’Europa sta adottando scelte e scrivendo norme che delineeranno un orizzonte di scelte di standard che l‘ Europa auspica possano diventare di riferimento globale. Se volete ulteriori approfondimenti scrivetemi a: 

Nature restoration law

Su questo provvedimento si sono riscontrate polemiche , attacchi e , per fortuna , anche molte difese. 

La consapevolezza che le risorse naturali  vadano preservate , conservate e tutelate per “ garantire il futuro” non di una astratta idea di pianeta, ma come essenziale ecosistema in cui viviamo è vivranno le prossime generazioni.

C ‘ e’ ancora molta strada da fare , ma le giovani generazioni sono spesso in prima fila e anche nel mondo economico e produttivi si stanno  sviluppando una  sensibilità è una RESPONSABILITÀ’ preziose su questi temi.

L’ altro versante che e’ fondamentale e’ quello della scienza e della ricerca.

La diffusione dei risultati scientifici pone con chiarezza e oggettività , e non consente strumentalizzazioni, l k urgenza di  una policy efficace  in questo ambiti.

I progressisti in Europa sono stati e sono  in prima linea al riguardo e , pur avendo dovuto accettare delle mediazioni nel testo finale , sacrificando alcuni punti più coraggiosi, sono riusciti a guidare il fronte fino all ‘ approvazione finale.

E di questo impegno dei progressisti siamo molto orgogliosi.

Perché una legge sul ripristino della natura?

La Nature Restoration Law è una pietra miliare della Strategia europea per la Biodiversità 2030, un piano globale, ambizioso e a lungo termine per proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi.

La strategia mira a riportare la biodiversità europea sulla via della ripresa entro il 2030 e contiene azioni e impegni specifici. Dobbiamo partire dalla premessa che l’80% degli habitat protetti in Europa si trova in cattive condizioni e che sta faticando ad affrontare il cambiamento climatico.

Altro aspetto chiave da considerare è che, come diciamo sempre, la prevenzione è più efficace della riparazione, ma soprattutto è più economica poiché evita i costi della riparazione di disastri ambientali e produce ricchezza e crescita (oltre ad avere effetti benefici per la salute).

Questo regolamento è una parte fondamentale del Green Deal europeo e si inserisce nel quadro dei provvedimenti che il Parlamento sta approvando a favore delle persone, del clima e del pianeta.

In particolare, attraverso la Nature Restoration Law vogliamo rafforzare la resilienza delle nostre società alle minacce future, quali ad esempio:

  • gli impatti del cambiamento climatico
  • incendi boschivi
  • insicurezza alimentare
  • epidemie, anche proteggendo la fauna selvatica e combattendo il commercio illegale di specie selvatiche

La proposta di regolamento vuole abbracciare il tema del ripristino della natura in ogni suo aspetto, partendo dall’obiettivo di recuperare gli ecosistemi biodiversi e resilienti nelle zone terrestri e marine degli Stati membri, innanzitutto attraverso il ripristino degli ecosistemi degradati.

Intraprendendo questo percorso di “recupero” degli ecosistemi naturali, supportiamo anche il conseguimento degli obiettivi generali dell'Unione in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e degrado del territorio.

Un altro aspetto, importantissimo per un Paese come l’Italia e da non sottovalutare, è il miglioramento della sicurezza alimentare.

Il regolamento definisce il quadro dentro il quale gli Stati membri dovranno attuare misure di ripristino efficaci e basate sulle specificità delle zone di intervento. Concretamente l’obiettivo è di ripristinare almeno il 20% del territorio e il 20% delle zone marine entro il 2030, arrivando poi a ripristinare tutti gli ecosistemi entro il 2050.

Il regolamento

Ripristino degli ecosistemi terrestri, costieri e d'acqua dolce

Per raggiungere gli obiettivi generali indicati dall’Unione Europea, gli Stati membri dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat coperti dalla nuova legge (come foreste, praterie, fiumi, laghi e fondali corallini) “portandoli” da una condizione scarsa a una buona entro il 2030. Questo target si alzerà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.

Come Parlamento abbiamo chiesto e ottenuto che si dia priorità alle aree Natura 2000 fino al 2030, già interessate da alcuni progetti europei. Inoltre, è stato previsto un meccanismo di adattabilità degli obiettivi in base alle situazioni specifiche.

In particolare, se un Paese ritiene che non sia possibile attuare entro il 2050 le misure di ripristino necessarie per coprire un habitat al 100%, può fissare una percentuale inferiore tra 90% e 100% nel suo Piano di Ripristino Nazionale fornendo un'adeguata giustificazione.

Ripristino degli ecosistemi urbani

Entro il 31 dicembre 2030, gli Stati membri dovranno garantire che non ci sia alcuna perdita netta nella superficie totale di spazi urbani coperti da aree verdi o alberate, rispetto all'anno di entrata in vigore del presente regolamento.

Dal 1° gennaio 2031, sarà chiesto agli Stati membri di incrementare la superficie totale nazionale dedicata allo spazio verde urbano, anche attraverso l’integrazione di queste aree negli edifici e nelle infrastrutture dell’ecosistema urbano.

Ripristino della connettività naturale dei fiumi e delle funzioni naturali delle relative pianure alluvionali

Ogni Stato membro dovrà fare un inventario delle barriere artificiali che impediscono la connessione delle acque superficiali e, tenendo conto degli aspetti socioeconomici derivati da queste barriere, identificare quali dovranno essere rimosse per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di ripristino.

Ripristino delle popolazioni di impollinatori

I Paesi europei dovrebbero, mettendo in atto tempestivamente misure adeguate ed efficaci, migliorare la diversità degli impollinatori e invertire la tendenza di declino delle popolazioni di impollinatori al più tardi entro il 2030.

Successivamente, l’obiettivo sarà di lavorare per garantire una tendenza positiva di aumento delle popolazioni di impollinatori, misurata almeno ogni sei anni a partire dal 2030, fino al raggiungimento di livelli soddisfacenti.

Ripristino degli ecosistemi agricoli

Gli Stati membri devono fare passi avanti, attraverso l’introduzione di misure ad hoc, su due dei tre indicatori individuati nel regolamento.

  1. Indice delle farfalle delle praterie; 
  2. Quota di terreno agricolo con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità;
  3. Stock di carbonio organico nel suolo minerale dei terreni agricoli. 

Dovrebbero ripristinare almeno il 30% delle torbiere entro il 2030 (di cui almeno un quarto dovrà essere “riumidificato”), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050. Questo processo, contrariamente a quanto previsto inizialmente, rimarrà volontario per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati.

Ripristino degli ecosistemi forestali

Il regolamento prevede che i 27 Paesi si attivino per:

  • aumentare il livello nazionale del Common Forest Bird Index;
  • attuare le misure di ripristino necessarie per valorizzare la biodiversità degli ecosistemi forestali, tenendo conto dei rischi di incendi boschivi.
  • raggiungere una tendenza crescente a livello nazionale in almeno sei dei sette indicatori per gli ecosistemi forestali. Questi indicatori riguardano la stabilità degli alberi, la quota di foreste con struttura di età irregolare, la connettività forestale, la diffusione di aree forestali caratterizzate da specie arboree autoctone e la diversità delle specie arboree.
  • contribuire all'impegno di piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi entro il 2030 sul territorio dell'Unione Europea.
Piani Nazionali di Ripristino

Gli Stati membri dovrebbero adottare piani nazionali di ripristino che specifichino in dettaglio come intendono raggiungere questi obiettivi, tenendo conto di dati scientifici recenti.

Dovrebbero portare avanti parallelamente lo sviluppo dei Piani Nazionali di Ripristino insieme alla mappatura delle aree che sono necessarie per raggiungere almeno gli obiettivi nazionali. 

I 27 Paesi dovranno tenere conto anche degli obiettivi di energia rinnovabile al 2030, da perseguire anche attraverso la designazione di aree di accelerazione delle rinnovabili e aree infrastrutturali dedicate.

Energia da fonti rinnovabili e difesa nazionale

Il Parlamento su questo punto ha introdotto delle eccezioni importanti rispetto alle norme di ripristino, in particolare per quanto riguarda la progettazione e costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. 

Questi progetti potranno essere promossi e tutelati dagli Stati membri, a condizione che siano stati oggetto di un'analisi ambientale strategica o di una valutazione di impatto ambientale.

Le stesse esenzioni si applicano alle aree destinate ad attività di difesa nazionale, ove non sia possibile continuare a svolgere le funzioni preposte in caso di ripristino dell’ecosistema.

Sospensione temporanea

Nel caso di un evento imprevedibile, eccezionale ed estraneo al controllo dell’Unione, che provochi gravi conseguenze a livello unionale sulla disponibilità di terreni necessari per garantire una produzione agricola sufficiente, è stato predisposto un meccanismo che consentirà una risposta rapida ed efficace.

Alla Commissione verranno infatti attribuite le competenze di esecuzione necessarie per quanto riguarda la sospensione temporanea dell’applicazione del Regolamento, nella misura e per il periodo strettamente necessario, fino ad un massimo di 12 mesi, preservandone sempre gli obiettivi.

I prossimi passi

Il lavoro del Parlamento è stato lungo e complesso, ora il testo finale del regolamento dovrà passare in Consiglio.

Abbiamo creduto e lavorato tanto su questo provvedimento e, sebbene nelle parti basilari ed essenziali i punti rilevanti permangano, gli obblighi da assolvere, le azioni da mettere in campo e le scadenze da rispettare contenute nel testo finale sono purtroppo e indubbiamente meno impegnative.

Dobbiamo ricordare che il Regolamento sul “Ripristino della Natura” ha avuto molti avversari e molti oppositori: sia gruppi economici che movimenti “negazionisti” del cambiamento climatico.

Io invece credo fermamente che la Nature Restoration Law rimanga un provvedimento importante, necessario e anche lungimirante che dovrà essere attuato con molto senso di responsabilità e rigore.

Fortunatamente non si sono sentite solo voci avverse ma anche movimenti, forze sociali e associazioni di scienziati e di comuni cittadini che hanno espresso supporto per il regolamento. Non solo gruppi di cittadini ed associazioni spontanee, ma anche importanti Fondazioni scientifiche si sono espresse positivamente.

Un’ultima considerazione riguarda l’Italia. Il nostro Paese ha un capitale naturale importantissimo. È importante tutelare questo patrimonio e preservarlo dal cambiamento climatico e dalle crisi in atto non solo per il nostro benessere, ma anche per la crescita dell’economia, in particolare del turismo, e per il valore delle filiere agroalimentari e del relativo “indotto economico”.

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