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Schede informative

Riprendiamo la rubrica di schede informative sulle attività dell'Unione europea, che sono state molto apprezzate, con riferimenti giuridici ma anche con riferimenti legati al dibattito politico e culturale, relative a temi di grande rilevanza sociale su cui l’Europa sta adottando scelte e scrivendo norme che delineeranno un orizzonte di scelte di standard che l‘ Europa auspica possano diventare di riferimento globale. Se volete ulteriori approfondimenti scrivetemi a: 

Direttiva sulle energie rinnovabili

Alla ripresa autunnale, con una prospettiva temporale per la legislatura di 9 mesi, l'attenzione delle istituzioni (e, in parallelo, delle forze politiche) si concentra sui temi più “caldi”: la sostenibilità, il digitale, la coesione sociale.

Questa legislatura ha avuto fin dall'inizio una grande priorità: la politica ambientale. In particolare, le priorità sono state e sono:

La lotta al cambiamento climatico

  • la decarbonizzazione al 2050;
  • il ribaltamento del modello di approvvigionamento energetico, con l’abbandono dei fossili;
  • la trasformazione del  mondo  produttivo,  dell'”abitare”  e  della  mobilità  verso 
Sostenibilità

In tutto questo impegnativo processo un capitolo importante è rappresentato dalle ENERGIE RINNOVABILI e dal peso che avranno nel complessivo bilancio energetico secondo le previsioni e il dettato del Fit for 55.

Il pacchetto “Fit for 55” comprende varie direttive e Regolamenti che costituiscono il quadro giuridico per arrivare alla decarbonizzazione dell’economia europea al 2050 secondo il quadro del GREEN DEAL, la strategia generale, della CLIMATE LAW che sancisce target vincolanti e relative tappe temporali.

Uno dei provvedimenti del Fit for 55, che aiuterà il passaggio epocale dalle energie fossili alle rinnovabili, è la nuova direttiva sulle ENERGIE RINNOVABILI che accelera tempi e aumenta target per quanto riguarda la transizione energetica verso le rinnovabili.

Se l'Europa ha l'obiettivo di arrivare alla neutralità climatica al 2050 e dunque all'azzeramento delle emissioni di CO2 in atmosfera, occorre un grande sforzo e una “tabella di marcia” molto chiara in tutti i settori dell'economia e della società.

Le due date faro (che discendono dalla Climate Law) sono:

  • 2050 per la neutralità;
  • 2035 per la discesa delle emissioni di gas serra del 55% prendendo come riferimento il livello del 1990.

Questa nuova direttiva dunque modifica quella in essere perché i programmi e i piani strategici europei sono stati modificati, a causa della guerra russa in Ucraina che ha portato ad una riduzione delle disponibilità di gas e petrolio dalla Russia, e alla necessità di superare una pericolosa e dannosa dipendenza da quel paese.

Questa diversa situazione ha posto importanti e critici problemi di approvvigionamento.

Anche il ban che l'Europa ha deciso sul petrolio e la riduzione di acquisto di gas dalla Russia hanno imposto una notevole accelerazione dei programmi, già previsti dal Green Deal, di cambiamento radicale del modello di approvvigionamento energetico europeo e della sua composizione.

Anche REPowerEU, il piano europeo redatto dopo l'invasione russa dell'Ucraina, stabilisce obiettivi e target nuovi e più che impegnativi, aggiornando le strategie precedenti alla nuova realtà e al suo prevedibile sviluppo.

Questi cambiamenti hanno dunque richiesto una nuova direttiva affinché ogni paese possa fare il suo Piano nazionale (per l’Italia il PNIEC) e predisporre i progetti relativi, con i finanziamenti e i passaggi necessari.

Il nuovo testo legislativo alza dunque i precedenti parametri e stabilisce che:

le energie rinnovabili devono garantire il 42,5% di tutto il consumo energetico entro il 2030, con la previsione di una aggiunta indicativa supplementare del 2,5% in modo da arrivare al 45% (target ambizioso, ma possibile e necessario).

Questo target è stato il punto più complicato da decidere, anche nel negoziato col Consiglio, perché si tratta di un target molto sfidante e, per raggiungerlo, si obbligano gli Stati membri e tutti gli stakeholder coinvolti a programmi assai impegnativi e onerosi.

La direttiva poi dettaglia settore per settore gli obblighi dei target da raggiungere. Questi sotto-obiettivi riguardano i settori dell'industria, dei trasporti e degli edifici. Ecco in cosa consistono:

PER L’INDUSTRIA 

Innanzitutto, è previsto che, su tutto l'idrogeno che è o sarà usato nel settore industriale, entro il 2030 ben il 42% deve essere prodotto con combustibili rinnovabili di origine non biologica ed inoltre, entro il 2035 questa percentuale deve arrivare al 60%.

Inoltre, nell’industria l’utilizzo di energie rinnovabili deve crescere al ritmo dell’1,6% all’anno.

Per quanto riguarda la prescrizione sull’idrogeno da rinnovabili di origine non biologica, è chiaro a tutti che i due target (42% al 2030 e 60% al 2035) sono molto impegnativi e complessi da raggiungere.

Per questo nella direttiva è stata prevista una possibilità di riduzione di questi target del 20%, solo in presenza di due circostanze precise che riguardano il buon contributo nazionale agli obiettivi generali e la non eccessiva quota di idrogeno da fossili nel paese.

EDIFICI, RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO 

L'obiettivo generale per le rinnovabili in questo settore è del 49% al 2030.

La direttiva definisce anche obiettivi dettagliati per le energie rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento, che devono crescere dello 0,8 all'anno fino al 2026 e dell'1,1 fino al 2030.

TRASPORTI

Anche nel settore dei trasporti occorre fare un grosso passo in avanti, aumentando la quota di rinnovabili.

La direttiva lascia comunque una possibilità di scelta agli Stati Membri nella strada da seguire. La scelta è tra:

  • un abbassamento del 14,5% delle emissioni al 2030 per effetto delle rinnovabili oppure
  • un target del 25% di rinnovabili al 2030 sul consumo complessivo del

È previsto anche uno spazio significativo per i biocarburanti (il 5,5%).

Più precisamente si tratta di biocarburanti, cioè derivati da materie prime non alimentari, e di combustibili di origine non biologica, ad esempio combustibili sintetici a base di idrogeno.

Nella direttiva si affronta anche il tema della biomassa prevedendo criteri di sostenibilità più stringenti, perché sulle biomasse vi sono molte preoccupazioni e molte considerazioni critiche.

Viene comunque ribadita la validità del principio dell'uso a cascata.

Il termine “utilizzo cascata” descrive una strategia per utilizzare la biomassa il più a lungo, più spesso e in modo più efficiente possibile per i materiali e recuperare l'energia da essi solo alla fine del ciclo di vita del prodotto. Le materie prime possono essere utilizzate in più fasi, cioè a cascata.

Una parte molto significativa, e forse la più importante operativamente, è quella che riguarda il campo del PERMITTING.

È noto a tutti che gli obiettivi delle rinnovabili trovano un grande ostacolo nelle procedure lente, complesse per il rilascio delle autorizzazioni sia ai nuovi impianti che all'ampliamento di quelli esistenti.

Lentezze e difficoltà sono aggravate anche dalle resistenze a livello territoriale, dove spesso nascono comitati e gruppi di opposizione.

In questo modo sarà impossibile raggiungere gli standard previsti a livello europeo e anche a livello nazionale.

Per questo sono importanti:

  • la velocizzazione delle procedure;
  • la riduzione dei tempi;
  • la semplificazione dei livelli istituzionali

Spesso la lunghezza delle procedure amministrative è un ostacolo maggiore della stessa difficoltà di avere accesso ai finanziamenti.

Quindi gli investimenti sono un problema minore rispetto alle complessità burocratiche e amministrative.

Su questo punto la direttiva è fortemente innovativa ambiziosa.

La strada scelta è quella della definizione di ZONE di ACCELERAZIONE per le energie rinnovabili, elenco che ogni Stato Membro dovrà rapidamente adottare.

In tali zone di accelerazione i progetti godranno di una procedura di autorizzazione semplificata e rapida.

Questa procedura si fonda nel principio giuridico che porta a ritenere di “interesse pubblico prevalente” l’incremento di energie rinnovabili.

Questa definizione di “interesse pubblico prevalente” sarà la motivazione e la base giuridica per ridurre le possibilità che vengano sollevate obiezioni e opposizioni legali alla realizzazione di nuovi impianti.

Agli Stati Membri vengono affidati molti compiti e molte incombenze. Ecco le principali:

  • redazione di una mappatura per localizzare lo sviluppo nel territorio delle rinnovabili;
  • redazione, in due anni, di un PIANO con la definizione delle “aree di accelerazione”, cioè aree dove localizzare i progetti per le energie rinnovabili.

Ciò che si stabilisce nella direttiva è che le zone che rientrano nei Siti Natura 2000 non possono essere nelle “aree di accelerazione” e neppure le zone protette a livello nazionale per la biodiversità.

Oltre a questi adempimenti la direttiva stabilisce anche delle tempistiche molto strette.

  1. In particolare, per le aree di accelerazione:
    • per i nuovi progetti la concessione delle autorizzazioni dovrà essere fornita entro 1 anno (cui possono essere aggiunti 6 mesi per circostanze eccezionali);
    • per i progetti di dimensione più ridotta (potenza inferiore a 150 KW) la concessione deve essere data entro 6 mesi.

Per i progetti offshore i tempi possono essere allungati di un breve lasso di tempo.

  1. Nelle aree diverse da quelle di accelerazione:
    • per i nuovi progetti le concessioni dovranno essere date entro 2 anni (più 6 mesi anche in questo caso per le circostanze particolari);
    • per i progetti inferiori a 150 KW il tempo sarà di 1

Inoltre, per gli impianti di energia solare la concessione deve essere definita in 3 mesi. Per le pompe di calore la concessione deve comportare un tempo di 3 mesi.

Sempre al fine di accelerare le procedure delle autorizzazioni la direttiva stabilisce anche l'obbligatorietà dell'applicazione del principio del SILENZIO ASSENSO in tutte le fasi intermedie, mentre l'atto di approvazione finale deve essere palese e definito.

Questi i contenuti di dettaglio della direttiva, che sembra un insieme tecnico di parametri e cifre, ma, in realtà, è la traduzione in numeri e impegni concreti di un disegno complesso e ambizioso, come la strategia climatica ed energetica, che è una delle priorità europee.

Dalla visione alla realizzazione pratica in scelte e progetti concreti: questo è il significato profondo della direttiva sulle energie rinnovabili.

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