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Schede informative

Riprendiamo la rubrica di schede informative sulle attività dell'Unione europea, che sono state molto apprezzate, con riferimenti giuridici ma anche con riferimenti legati al dibattito politico e culturale, relative a temi di grande rilevanza sociale su cui l’Europa sta adottando scelte e scrivendo norme che delineeranno un orizzonte di scelte di standard che l‘ Europa auspica possano diventare di riferimento globale. Se volete ulteriori approfondimenti scrivetemi a: 

Miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali

Sentiamo spesso parlare di “lavoratori digitali” e di “piattaforme digitali”, sappiamo che questa è una realtà in crescita e sempre più forte nel futuro, sappiamo anche che sotto queste definizioni si trovano tipologie di lavoratori molto differenziate tra loro, da quelle più “forti” per le loro competenze a quelle più fragili per la generecità e ripetitività delle loro funzioni.

Era importante che l'Europa se ne occupasse e cominciasse a definire un quadro normativo.

Questo è il primo merito della Direttiva su “Miglioramento delle condizioni di lavoro delle persone che lavorano mediante piattaforme digitali”.

lavoro digitale

Si è partiti dalla proposta della Commissione europea del dicembre 2021 “Improving working conditions in platform work” che riguardava:

  • una comunicazione
  • una direttiva
  • un progetto di orientamenti

e si è arrivati all'approvazione finale della direttiva in aula a Strasburgo nel dicembre del 2022 (esattamente un anno dopo).

Le piattaforme di lavoro digitale e l’economy delle piattaforme

Si tratta delle imprese presenti in Internet che “intermediano”, tra lavoratori subordinati e autonomi e le imprese che se ne giovano.

I lavoratori interessati possono svolgere online il loro lavoro (ad es. di trattamento dati) o fisicamente in diversi luoghi (ad es. con consegna cibo o oggetti).

L'algoritmo è la modalità che organizza il lavoro gestendo domanda e  offerta.

Le piattaforme di lavoro digitale sono molto diffuse in Europa: più di 500 e sono sia grandi realtà internazionali che minuscole start up locali.

I lavoratori interessati sono invece 28 milioni e si stima che questo numero crescerà fino a 43 milioni in pochi anni.

È un insieme composto da giovani lavoratori saltuari e altre realtà.

Ma ciò che preoccupa, oltre all'assenza di un quadro di riferimento univoco per tutta l'UE, è che la metà di questi lavoratori guadagna meno del salario minimo orario nazionale vigente, il che denota la preoccupante precarietà e “fragilità” di questo ambito lavorativo, con tutti i potenziali rischi di sfruttamento.

IL PUNTO PIÚ CRITICO

Infatti, in questo “insieme” dei lavoratori delle piattaforme di lavoro digitale vi sono realtà molto diverse: da lavoratori di fatto “subordinati” ma non di diritto, quindi senza le tutele tradizionali e anche lavoratori di fatto “autonomi” che vogliono rimanerlo anche “di diritto” e non vogliono invece essere, surrettiziamente, costretti ad un rapporto subordinato o a introduzione di elementi di subordinazione.

Attraverso questo punto critico e alla ricerca di un corretto equilibrio, ispirato sia alla tutela dei lavoratori che alla possibilità di sviluppo delle piattaforme, si è svolta l'azione del legislatore parlamentare, anche correggendo le ipotesi iniziali della COMMISSIONE EUROPEA.

Questo aspetto merita un opportuno approfondimento: le persone il cui lavoro è gestito mediante una piattaforma di lavoro digitale sono “lavoratori digitali” indipendentemente dal loro status e inquadramento legale (e dunque “lavoratori digitali” possono essere lavoratori subordinati, autonomi, parte di una potenziale terza categoria prevista eventualmente da un ordinamento nazionale).

La situazione attuale presenta, secondo quanto affermato dalle piattaforme, un 90% di lavoratori autonomi.

Ma studiosi del settore ritengono che su 28 milioni di lavoratori digitali quasi 6 milioni sono classificati in modo non corretto.

Negli altri 22 milioni si suddividono tra lavoratori autonomi e lavoratori subordinati.

Scopi e obiettivi della direttiva

Gli scopi sono:

  • migliorare le condizioni di lavoro di tutti coloro che lavorano tramite le piattaforme sia che lavorino online sia che lavorino in luoghi fisici, e inoltre sia che siano dipendenti o automi;
  • introdurre trasparenza relativamente al funzionamento dell'algoritmo che prende decisioni significative per i lavoratori;
  • obbligare ad un controllo umano sul funzionamento dell'algoritmo.

Per tutte queste ragioni l'obiettivo principale è combattere i falsi autonomi, rendendo equa e corretta la loro situazione e anche contrastare la concorrenza sleale.

PUNTI PRINCIPALI della Direttiva:

  • Introduce un ELENCO di CRITERI per arrivare a decidere se una piattaforma di lavoro digitale è un vero e proprio DATORE di LAVORO e dunque se i lavoratori sono LAVORATORI SUBORDINATI.
  • Mira ad assicurare la presunzione della SITUAZIONE OCCUPAZIONALE del lavoratore per applicarla in tutte le sue conseguenze oppure no.

Anche i controlli e le ispezioni devono essere rafforzati affinchè l'applicazione del quadro giuridico conseguente all'esito della presunzione della situazione occupazionale sia garantito.

  • Definisce e rafforza i diritti dei lavoratori soggetti alla gestione algoritmica.

Ciò comporta che i lavoratori abbiano tutte le informazioni e i dati di conoscenza per comprendere come l'algoritmo stabilisce i tempi di lavoro e l'assegnazione dei compiti.

Si tratta di diritti che, forse per la prima volta, vengono individuati e garantiti e ciò costituisce un precedente assai importante.

  • Richiede che sia svolta una supervisione umana e un monitoraggio sulle attività e le decisioni dell'algoritmo.
  • Responsabilizza le piattaforme a fornire, nei vari paesi in cui sono presenti, alle competenti autorità le informazioni richieste sui lavoratori impiegati.

La corretta identificazione della natura della tipologia del lavoro è stata il punto essenziale perché da essa discendono chiarezza, sicurezza e diritti.

Infatti, se un lavoratore “di fatto” subordinato non ha riconosciuto legalmente questo “status” non potrà godere di diritti sociali come il diritto a un salario minimo, la copertura della contrattazione collettiva, la garanzia dell'orario di lavoro, la tutela della salute, la protezione rispetto agli infortuni di lavoro, la malattia e la pensione.

  • Dal canto loro le piattaforme riconosciute come datori di lavoro dovranno rispettare tutti gli obblighi presenti a livello nazionale ed europeo e adempiere alle previste responsabilità.
  • Possibilità per i lavoratori di avere spiegazioni sul funzionamento degli algoritmi e delle relative applicazioni da parte delle piattaforme e possibilità di contrastare.

Il lavoro del Parlamento ha mirato a rafforzare la certezza delle norme, la chiarezza delle disposizioni relative alle responsabilità delle piattaforme e ai diritti dei lavoratori cercando di elevare la protezione sociale dei lavoratori subordinati e, nello stesso tempo, di dare garanzie di certezza e di prevedibilità del lavoro agli autonomi.

Infine, è stata enfatizzata la richiesta agli Stati Membri di introdurre, nelle disposizioni della Direttiva, norme per contrastare e impedire il ricorso improprio del subappalto come “strada” scorretta per evitare l'applicazione della direttiva facendo ricorso così a lavoro precario e non tutelato.

Le leggi nazionali dovrebbero prevedere che anche la eventuale catena dei subappalti garantisca il rispetto dei pagamenti corretti, dei contributi previdenziali, pena il pagamento di sanzioni.

Questa direttiva deve ora diventare legge nazionale in ogni Stato Membro, garantendo un quadro di riferimento omogeneo in tutto il mercato interno.

Dal canto suo la Commissione europea si è impegnata a regolamentare ulteriormente, oltre alle 3 direttive già emanate sulle forme di occupazione precaria (come il lavoro a tempo parziale o tramite agenzie interinali).

Lo scopo di questo grande impegno è chiaramente di protezione sociale affinché anche il lavoro nelle forme flessibili, che sta nascendo nelle nostre società, sia protetto e goda dei relativi diritti.

Considerazione conclusiva

È prevedibile che le trasformazioni del mondo del mercato del lavoro e lo sviluppo dirompente delle tecnologie faranno crescere e diversificare forme di lavoro nuovo e più flessibile.

Tuttavia, proprio per questo, occorre essere pronti ad accompagnare, senza impedimenti ma con le giuste garanzie, questa grande evoluzione che investe il mondo produttivo, quello dei servizi e il lavoro connesso.

Occorre perciò vagliare tutte le potenzialità di crescita del lavoro e dei lavori che questa trasformazione, rappresentata dalla diffusione delle piattaforme digitali, offrono e aprono.

La responsabilità politica del legislatore è incentrata sull'obiettivo che queste potenzialità portino a lavori di qualità e garantiti.

I lavoratori del digitale non possono essere relegati alla precarietà, devono poter programmare la loro vita con la sicurezza del lavoro.

La linea di fondo del gruppo SD è quella che deriva dal Pilastro sociale e punta sempre alla difesa dei diritti dei lavoratori.

Per quanto riguarda il digitale e lo sviluppo tecnologico di internet, la linea del gruppo SD, dimostrata con successo nella normativa su data Act e sul regolamento dell’Intelligenza Artificiale, è che la tecnologia deve essere inclusiva e internet, e le sue applicazioni, devono rispettare i diritti delle persone e la loro privacy.

In sintesi, lo sviluppo delle tecnologie deve contribuire a migliorare le condizioni di vita delle persone, non a “esporle a sfruttamento”.

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