NATURE RESTORATION LAW altrimenti detta LEGGE SULLA NATURA
Tante discussioni, anche molto accese, hanno animato il percorso del Regolamento sul “Ripristino della Natura”, producendo tante paure, tante falsificazioni e tanta “passione ambientale”.
Per questo motivo è importante restare fedeli ai testi, ovvero al contenuto del Regolamento.
1. Passaggi istituzionali del provvedimento
Il primo passo è stato fatto dopo anni di discussione, di approfondimento, di consultazioni e di “studi di impatto” da parte della Commissione Europea che ha presentato una proposta nel giugno 2022 ed ha approvato un testo molto articolato ed avanzato.
Nella proposta iniziale, infatti, le indicazioni e le prescrizioni previste rispedivano ad un impegnativo obbligo di ripristino degli ecosistemi in Europa che si trovano in cattive condizioni ambientali.
In particolare, lo scopo era riuscire ad intervenire su almeno il 20% degli ecosistemi marini e terrestri entro il 2030, mentre entro il 2050 la previsione era di intervenire su tutti gli ecosistemi “danneggiati”.
Il secondo passo si è svolto in Parlamento attraverso complesse vicende che hanno visto degli stop, poi dei recuperi del testo e infine, nell’aula, ad un rifiuto, incerto fino all’ultimo, della proposta di affondamento del testo e, infine, all’approvazione dinumerosi nuovi emendamenti che hanno indebolito alcune parti del testo e ne hanno cancellate altre.
Infine, tra stop and go, tra nuove modifiche in senso ambizioso ed in senso contrario e restrittivo, un testo è stato approvato il 12 luglio 2023.
In sintesi, si può dire che un testo finalmente c’è. La volontà del Parlamento, dunque, si è espressa in senso positivo, sebbene l’inciucio, un po’ complesso, degli emendamenti abbia prodotto un testo molto più limitato, riduttivo e flessibile del testo originario.
Infatti, sebbene nelle parti basilari ed essenziali i punti rilevanti permangano, gli obblighi da assolvere, le azioni da mettere in campo e le scadenze da rispettare sono senza dubbio meno impegnative.
2. Contenuti del provvedimento
Si deve partire dalla premessa che l’80% degli habitat protetti in Europa si trova in cattive condizioni e che fatica a superare il cambiamento climatico.
Si deve altresì considerare che la prevenzione è più efficace della riparazione, ma soprattutto è più economica poiché evita i costi della riparazione di disastri ambientali e produce ricchezza e crescita (oltre ad avere effetti benefici per la salute).
Infatti gli “studi di impatto” hanno dimostrato che per 1 euro speso per il ripristino della natura, si producono dagli 8 ai 38 euro di valore economico aggiunto.
Lo scopo del regolamento, come anticipato, è quindi il recupero della biodiversità attraverso il ripristino degli ecosistemi terrestri e marini. In particolare, il regolamento punta al ripristino di:
- ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce
- ecosistemi marini
- connettività rurale dei fiumi e delle pianure alluvionali
- ecosistemi urbani
- ecosistemi agricoli
- ecosistemi forestali
Per ciascuno di questi punti, il Regolamento fissa degli impegni.
Sul punto (c) sulla connettività rurale dei fiumi e delle pianure alluvionali si introducono norme per eliminare le barriere alla connettività naturale dei fiumi e per il ripristino delle pianure alluvionali.Sul punto (d) relativo agli ecosistemi urbani, il Regolamento prevede non solo di evitare la perdita di spazi urbani, ma di aumentarne il numero in futuro. Importante è anche la copertura arborea nelle città e, in generale, il raggiungimento di “livelli soddisfacenti” di ripristino.
Per il punto (e) relativo agli ecosistemi agricoli vi è stato un grande scontro, anche con i rappresentanti del mondo contadino. Il risultato del voto sul regolamento ha portato ad una cancellazione totale dal testo di questo punto.
Per il punto (f) relativo agli ecosistemi forestali, il Parlamento ha sottolineato la necessità di ripristino per l’avifauna e ha demandato agli Stati membri la scelta di 3 tra gli altri indicatori al fine di salvaguardare la biodiversità forestale nei singoli stati membri interessati.
3. Ulteriori passaggi
Il testo approvato dal Parlamento dovrà essere ora negoziato col Consiglio. Successivamente all’entrata in vigore che sarà immediata poiché si tratta di un regolamento e non di una direttiva, gli Stati membri dovranno predisporre dei PIANI NAZIONALI DI RIPRISTINO nei quali ogni Paese definirà cosa fare e in che tempiattuare il regolamento.
I piani dovranno essere presentati alla Commissione Europea che li valuterà. Rispetto ai tempi previsti per la definizione dei Piani, il Parlamento ha introdotto una novità: i Paesi potranno ritardare le loro scadenze e posticipare il raggiungimento degli obiettivi se dimostreranno che le condizioni socio-economiche in cui versano non permettono loro di rispettare i vincoli, target e condizioni previste.
4. Considerazioni finali
Il Regolamento sul “Ripristino della Natura” ha avuto molti avversari e molti oppositori: sia gruppi economici che movimenti “negazionisti” del cambiamento climatico.
Il Regolamento rimane, invece, un provvedimento importante, necessario e anche lungimirante che dovrà essere attuato con molto senso di responsabilità e rigore.
Fortunatamente non si sono sentite solo voci avverse ma anche movimenti, forze sociali e associazioni di scienziati e di comuni cittadini che hanno espresso supporto per il regolamento. Non solo gruppi di cittadini ed associazioni spontanee, ma anche importanti Fondazioni scientifiche si sono espresse positivamente.
Si vuole qui citare, ad esempio, la lettera aperta inviata ai Parlamentari italiani al Parlamento Europeo dai responsabili di 3 realtà molto qualificate: il Presidente della“Fondazione per lo sviluppo sostenibile”, la vice-Presidente della “Regenerative Society Foundation” del Gruppo Chiesi e dal Presidente della “Regenerative Society Foundation” del Gruppo Illy Caffé.
In questa lettera si riconosce che il provvedimento «va nella giusta direzione», cioè quella del reintegro e del mantenimento del capitale naturale, della sua biodiversità, della sua capacità rigenerativa e della sua resilienza. «Si tratta - prosegue la lettera - di fattori indispensabili per il presente ed il futuro delle nostre economie, per la mitigazione e l’adattamento alla crisi climatica».
Un’ultima considerazione riguarda l’Italia. Il nostro Paese ha un capitale naturale importantissimo. È importante tutelare questo patrimonio e preservarlo dal cambiamento climatico e dalle crisi in atto non solo per il nostro benessere, ma anche per la crescita dell’economia, in particolare del turismo, e per il valore delle filiere agroalimentari e del relativo “indotto economico”.
Ciò che viene auspicato dai sostenitori di tale strategia è un approccio caratterizzato da una “gestione rigenerativa”. è bello constatare che il Regolamento si muova proprio in questa direzione.
- Creato il .