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Schede informative

Riprendiamo la rubrica di schede informative sulle attività dell'Unione europea, che sono state molto apprezzate, con riferimenti giuridici ma anche con riferimenti legati al dibattito politico e culturale, relative a temi di grande rilevanza sociale su cui l’Europa sta adottando scelte e scrivendo norme che delineeranno un orizzonte di scelte di standard che l‘ Europa auspica possano diventare di riferimento globale. Se volete ulteriori approfondimenti scrivetemi a: 

Revisione direttiva ETS

TESTO FINALE A SEGUITO DELLA VOTAZIONE IN PARLAMENTO EUROPEO DEL 22 GIUGNO

La discussione sulla revisione dell’ETS e sulla istituzione del CBAM è stata molto travagliata e complessa. Ha richiesto molto tempo (la Commissione ha presentato le sue proposte nel luglio del 2021 col famoso pacchetto FitFor55).

Anche la votazione è stata complicata e ha riservato sorprese durante la votazione in aula.

La prima votazione in aula infatti il 1 giugno del 2022 si è conclusa, per i due provvedimenti più significativi del pacchetto, cioè quelli riguardanti l’ETS e il CBAM con una NON APPROVAZIONE.

Un esito clamoroso dovuto al voto negativo di S&D, Left e Verdi, perché il pacchetto, così come votato in aula, non era ritenuto abbastanza ambizioso e il voto negativo delle destre perché il pacchetto era troppo green e troppo sbilanciato sulla sostenibilità a scapito degli “interessi delle imprese”.

Questo clamoroso risultato negativo è sfociato poi nel ritorno in Commissione Ambiente (su richiesta del relatore PPE Peter Liese) dove è ripresa la discussione.

La conclusione è stata il ritorno in aula, partendo dal testo già approvato ma “aprendo” ad eventuali altri emendamenti (ne sono stati presentati ben 200).

Prima dell’aula i maggiori gruppi S&D, PPE e Renew (e per alcune norme anche i Verdi) hanno condiviso alcuni punti sostanziali di modifica del testo precedentemente bocciati, arrivando ad alcuni compromessi sui punti più critici e delicati.

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Caricabatterie comune

Finalmente (e possiamo proprio scrivere finalmente) si è arrivati ad un Accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione su questo obiettivo, apparentemente semplice ed ovvio, ma estremamente complicato da raggiungere per molti ostacoli economici, tecnici e anche politici!!

Possiamo, senza timore di smentita, sostenere che sia l’intero Parlamento, sia, in particolare, il gruppo S&D, del quale l’Onorevole Toia è membro, hanno da parecchi anni sostenuto questo obiettivo e chiesto alla Commissione di predisporre i provvedimenti necessari per raggiungerlo!!

Si tratta, nello specifico, di avere sul mercato interno europeo un caricabatterie universale sia per i telefoni cellulari che per tutti i dispositivi elettronici (devices etc.) di piccole e medie dimensioni.

Il vantaggio per i consumatori è evidente ed è un vantaggio sia di praticità che di economia.

Ma anche in termini più generali ci sarà un vantaggio di riduzione delle materie prime utilizzate e una riduzione di dispositivi da smaltire e dunque un aspetto di sostenibilità per la nostra produzione e la nostra economia.

Ogni anno infatti nel nostro continente arrivano 500.000 caricabatterie e si producono quasi 13.000 tonnellate di rifiuti elettronici. Con il caricabatterie universale si stima che ci sarà un risparmio di migliaia di tonnellate di rifiuti (riducendo la produzione e lo smaltimento). Inoltre si potrà aumentare il riutilizzo delle apparecchiature inutilizzabili secondo i criteri dell’economia circolare.

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Scheda relativa a EHDS – Parte prima

COMUNICAZIONE: uno spazio europeo dei dati sanitari: sfruttare il potenziale dei dati sanitari per le persone, i pazienti e l’innovazione - REGOLAMENTO EHDS

Regolamento EHDS

Si tratta di una proposta legislativa molto innovativa e assolutamente necessaria.

L’Europa vuole creare e riorganizzare uno SPAZIO EUROPEO dei DATI SANITARI, European Health Data Space, EHDS, per salvaguardare (e trarre da essi il massimo utilizzo), l’enorme quantità di dati sanitari che ogni giorno sono generati dai cittadini, dagli operatori sanitari e dall’intero sistema sanitario pubblico e privato.

I dati provengono sia dai pazienti che da coloro che li curano, li trattano e operano nel sistema nel sistema sanitario, dai ricercatori, ai lavoratori, ai farmacisti che distribuiscono farmaci, a tutti gli operatori sanitari.

Questa immensa mole di dati ha un grande potenziale di utilizzo sia nel campo sanitario medico, preventivo e curativo (ad esempio per rafforzare una medicina predittiva), che nel campo economico, se si pensa ad esempio al valore finanziario dello sfruttamento commerciale.
Ma c’è un altro profilo di utilizzo dei dati ed è la necessità essenziale di poter disporre di dati aggiornati e completi per dare indicazioni e regole di salute pubblica di salute pubblica, nei ruoli, i comportamenti e le condotte da tenere.

Si pensi ad esempio a quanto è successo durante la pandemia da Covid 19 e a quanto la raccolta, l’esame e la proiezione dei dati sono stati la base per decidere comportamenti e regole di sanità pubblica.

SCOPO DELLO SPAZIO EUROPEO DEI DATI SANITARI

Per perseguire questo obiettivo occorre un intervento a livello comunitario per superare barriere, ostacoli e mancanza di collegamenti che impediscono appunto di organizzare, raccogliere, connettere e “sfruttare” questo immenso patrimonio nell’interesse generale e nell’interesse pubblico della popolazione europea, della loro salute e del loro benessere, sempre nel rispetto dei diritti fondamentali di cittadini.

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Direttiva relativa ai salari minimi adeguati nell’Unione europea

Dopo anni e anni di dibatti, contrasti, divergenze e convergenze, dopo tante proposte avanzate e poi bocciate, finalmente arriva in porto la Direttiva europea sui salari minimi adeguati nell’UE.
Ne presentiamo qui i contenuti principali e le osservazioni sul dibattito, anche molto acceso, che ne ha accompagnato l’ultima fase di discussione e di negoziati in Parlamento Europeo e nel Consiglio, col rischio di un ulteriore, e forse definitivo, blocco.
Queste considerazioni generali, che accompagnano la scheda coi punti critici, serviranno a far comprendere le principali opportunità che il provvedimento apre, ma anche alcuni limiti dello stesso.

SCOPO DEL PROVVEDIMENTO

La direttiva vuole definire norme, o, piuttosto un quadro generale normativo, per affermare, salvaguardare la dignità sul lavoro, stabilendo il principio dei salari minimi nei vari Stati Membri.

Il tema dei salari e della loro adeguatezza a consentire una vita dignitosa è divenuto negli anni sempre più importante soprattutto in molti paesi europei.

In alcuni, infatti, il livello dei salari è cresciuto negli anni, in altri, invece, e tra questi l’Italia, i salari sono bloccati e, dunque, di fatto si sono abbassati e si è ridotto il loro valore d’acquisto.Addirittura In molti paesi dell’UE sta crescendo il fenomeno, di grande impatto sociale, dei “lavoratori poveri” (poor workers) cioè di persone che pur avendo un lavoro stabile non hanno un reddito tale da permettere loro e alle loro famiglie una vita dignitosa.  Il principio del salario minimo vuole risolvere questa piaga sociale stabilendo che il valore minimo legale dei salari deve garantire una vita decente.

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Regolamento su identità digitale affidabile e sicura per tutti gli europei - Parte seconda

Poiché, come spiegato nella scheda n. 1 sul nuovo quadro europeo sull’identità digitale, l’utilizzo di servizi pubblici (sanità, finanza, anagrafe) e anche di settori privati presuppone una identificazione e una presentazione di attributi e informazioni, si richiede un livello di sicurezza alto e la nuova normativa lo definisce “livello elevato” per la verifica, ma anche la produzione dei dati offerti.

Di fronte al volume crescente di tali attività e scambi di informazioni, la Commissione ha intravisto un rischio o comunque una possibile situazione critica, rappresentata dal fatto che molte realtà (come le banche o i fornitori di servizi di comunicazione elettronica) utilizzino le loro modalità e le loro procedure e, in qualche modo, si trasformino (o assumano i caratteri e le funzioni) di fornitori di identità, senza essere verificati o certificati.

Anche le piattaforme digitali di social media stanno fornendo servizi di identità digitale ai loro “clienti” o utilizzatori.

La possibilità per queste compagnie di servizi elettronici e di servizi di internet di collegare e memorizzare i dati degli utenti (anche sui dispositivi telefonici) è un servizio utile ed efficace, ma mette a rischio la protezione dei dati personali.

Infatti il cittadino-utente perde il controllo dei propri dati e l’ambiente digitale che si crea, senza una adeguata verifica dell’identità digitale, può aprire la strada ad abusi e frodi.

Per questo la Commissione ha proposto e il Parlamento sta esaminando il nuovo Regolamento eIDAS sulla base di quello del 2014.

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