Transition Pathway
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E’ stato raggiunto un accordo tra tutte le 3 Istituzioni europee e dunque si darà disco verde alla tanto attesa (sono addirittura 10 anni) Direttiva generalmente chiamata “Donne nei Consigli di Amministrazione”.
Approvata da Parlamento anni fa, osteggiata dal Consiglio e, in particolare, dalla Gran Bretagna, oggi finalmente arriva alla sua approvazione finale grazie ad un intenso lavoro di negoziato in cui un ruolo primario ha svolto la delegazione dei Deputati e delle Deputate S&D sia della Commissione FEMM (donne) sia della Commissione JURI (che si occupa degli aspetti e profili giuridici).
L’obiettivo principale della Direttiva è che in ogni CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE si dovrà avere una parità di genere del 40%.
Ciò significa, nella situazione odierna dove le donne sono fortemente minoritarie, che si dovrà avere almeno la presenza del 40% di donne.
Le imprese saranno vincolate a questi obiettivi e dovranno esplicitare procedure e modalità di percorso per arrivare al risultato, in piena trasparenza.
Per quanto riguarda le autorità pubbliche, esse dovranno vigilare sulle imprese e avere garanzie che la implementazione della Direttiva sia totale e coerente ai principi di parità di genere che ispirano la Direttiva.
Leggi tutto: Direttiva: "Donne nei consigli di amministrazione" - "Women on boards"
La proposta di un meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera mira a contenere il rischio di rilocalizzazione delle emissioni e anche gli effetti di concorrenza sleale, che molte imprese extraeuropee fanno alle imprese europee energivore, perché vendono in Europa a prezzi molto bassi i loro prodotti realizzati in paesi dove non ci sono regole di sostenibilità e quindi producono con costi più bassi.
Questo stato delle cose porta al famoso fenomeno del Carbon leakage che occorre contrastare con politiche industriale e ambientali attive in Europa.
Con la “misura” di aggiustamento per i prodotti che vengono da paesi extraeuropei, è necessario che le imprese che vogliono commercializzare tali prodotti all’interno del mercato unico acquistino quote CBAM in misura adeguata alla quantità di emissioni di CO2 rilasciate in atmosfera per ogni prodotto.
L’Europa, oltre a fare un’azione di tutela delle proprie imprese, introiterà risorse finanziarie che andranno a costituire le “risorse proprie” per il Bilancio europeo (Own Resources), che potranno anche essere utilizzate per la decarbonizzazione di paesi in via di sviluppo.
I settori più esposti alla rilocalizzazione saranno i primi ad essere inclusi, a partire dal cemento, all’acciaio, ai fertilizzanti, all’alluminio e alla elettricità.
Leggi tutto: Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera
TESTO FINALE A SEGUITO DELLA VOTAZIONE IN PARLAMENTO EUROPEO DEL 22 GIUGNO
La discussione sulla revisione dell’ETS e sulla istituzione del CBAM è stata molto travagliata e complessa. Ha richiesto molto tempo (la Commissione ha presentato le sue proposte nel luglio del 2021 col famoso pacchetto FitFor55).
Anche la votazione è stata complicata e ha riservato sorprese durante la votazione in aula.
La prima votazione in aula infatti il 1 giugno del 2022 si è conclusa, per i due provvedimenti più significativi del pacchetto, cioè quelli riguardanti l’ETS e il CBAM con una NON APPROVAZIONE.
Un esito clamoroso dovuto al voto negativo di S&D, Left e Verdi, perché il pacchetto, così come votato in aula, non era ritenuto abbastanza ambizioso e il voto negativo delle destre perché il pacchetto era troppo green e troppo sbilanciato sulla sostenibilità a scapito degli “interessi delle imprese”.
Questo clamoroso risultato negativo è sfociato poi nel ritorno in Commissione Ambiente (su richiesta del relatore PPE Peter Liese) dove è ripresa la discussione.
La conclusione è stata il ritorno in aula, partendo dal testo già approvato ma “aprendo” ad eventuali altri emendamenti (ne sono stati presentati ben 200).
Prima dell’aula i maggiori gruppi S&D, PPE e Renew (e per alcune norme anche i Verdi) hanno condiviso alcuni punti sostanziali di modifica del testo precedentemente bocciati, arrivando ad alcuni compromessi sui punti più critici e delicati.
Leggi tutto: Revisione direttiva ETS
Finalmente (e possiamo proprio scrivere finalmente) si è arrivati ad un Accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione su questo obiettivo, apparentemente semplice ed ovvio, ma estremamente complicato da raggiungere per molti ostacoli economici, tecnici e anche politici!!
Possiamo, senza timore di smentita, sostenere che sia l’intero Parlamento, sia, in particolare, il gruppo S&D, del quale l’Onorevole Toia è membro, hanno da parecchi anni sostenuto questo obiettivo e chiesto alla Commissione di predisporre i provvedimenti necessari per raggiungerlo!!
Si tratta, nello specifico, di avere sul mercato interno europeo un caricabatterie universale sia per i telefoni cellulari che per tutti i dispositivi elettronici (devices etc.) di piccole e medie dimensioni.
Il vantaggio per i consumatori è evidente ed è un vantaggio sia di praticità che di economia.
Ma anche in termini più generali ci sarà un vantaggio di riduzione delle materie prime utilizzate e una riduzione di dispositivi da smaltire e dunque un aspetto di sostenibilità per la nostra produzione e la nostra economia.
Ogni anno infatti nel nostro continente arrivano 500.000 caricabatterie e si producono quasi 13.000 tonnellate di rifiuti elettronici. Con il caricabatterie universale si stima che ci sarà un risparmio di migliaia di tonnellate di rifiuti (riducendo la produzione e lo smaltimento). Inoltre si potrà aumentare il riutilizzo delle apparecchiature inutilizzabili secondo i criteri dell’economia circolare.
Leggi tutto: Caricabatterie comune